Ciclisti della domenica

Posted by Elena Casiraghi 25 Maggio 2015 1 Comment 3190 views

Ieri c’erano tutti in bici i miei preferiti.

C’era quello in sella con le bretelle sopra la maglia, quello spavaldo senza casco e quello -a 25 gradi- infreddolito con il completo rosso nero BMC a maniche lunghe. C’era quello fedele al gruppo ciclistico con la maglia marrone blu rossa gialla ciclamino. E poi c’era anche il nostalgico con la maglia di Pantani e quello in maglia rosa che pedala con le ginocchia aperte. E quello con gli occhiali di Bugno. Ah che belli gli occhiali di Bugno. E non poteva mancare quello in prolunga contro vento con la schiena perpendicolare all’asfalto e il casco da crono.

Ma soprattutto c’era lui, il mio preferito, quello con la maglia blu a cubi colorati della MAPEI.

Che poi vent’anni fa era anche la divisa preferita di mio papà: la metteva sempre. E per me era un campione. Come Bugno. Ero fiera di lui quando lo salutavo ancora in pigiama mentre partiva per la sua sgambata domenicale. Usciva presto perché doveva tornare per pranzo, sennò la mamma si arrabbiava e brontolava perché il risottino giallo si scuoceva.

Tutti i ciclisti hanno una moglie brontolona. Che se varcano la soglia di casa un minuto più tardi per pranzo, per punizione devono passare la restante domenica al centro commerciale a scegliere mobili o pentole.

E puntualmente lui, il mio papà, era in ritardo. Entrava in casa mentre io ero alla fine del secondo piatto. La domenica. E io me lo immaginavo che si era appena lasciato con Savoldelli, in cima al Passo della Presolana. E che a fine salita si salutavano di fretta con uno sguardo. Perché anche lui, il falco, doveva essere a casa per pranzo. Il Falco Saoldèl.

E allora giù come falchi col vento in faccia.

Vento che mi sveglia.

E allora apro gli occhi.

E vedo l’Alberto che danza sui pedali, anche lui in maglia rosa e accanto il Fabio in maglia bianca probabilmente più giovane, sicuramente più affaticato.

Poi succede che quello in maglia rosa si avvicina a quello in maglia bianca ma mantenendo sempre le distanze tra i manubri di 30 cm -robe da amatori- e gli sussurra qualcosa con un filo di fiato. Qualcosa che nessuno riesce a intendere.

Ma io lo so, lo so che cosa quello in maglia rosa ha chiesto a quello in maglia bianca:

“Perdoname, a que horas te esperamos en nuestra casa por el almuerzo?”

Hanno passato l’arrivo, nessuno dei due sorrideva. E mi sono immaginata la tensione dentro loro, forse per paura della lavata di testa che avrebbe fatto loro la moglie. Ma per fortuna la Valentina sorrideva all’arrivo, con quegli occhi azzurri e gentili. E un po’ timidi. Quindi alla fine al Fabio è andata bene. Quanto all’Alberto, non so. Forse gli è toccato andare al centro commerciale.

Ma dopo tutto, lui era l’unico ieri pomeriggio che sorrideva ancora.

Giro 2015

 

 

 

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