Più leggero è più veloce?

Posted by Elena Casiraghi 4 Settembre 2013 0 Comment 5674 views

Piuma

C’è chi sostiene che ridurre il più possibile il proprio peso corporeo sia un vantaggio in alcune discipline sportive.

Questo, teoricamente, infatti, permette di ridurre il dispendio energetico: se peso di meno, ho minor mole da portare in giro.

Esser leggeri, quindi, permette di correre più velocemente, saltare più in alto e più in lungo.

Ma è davvero così?

Diciamoci la verità: essere troppo leggeri non è sempre una garanzia di miglior prestazione.

La verità sta nel mezzo. La verità ha equilibrio e armonia.

La verità si chiama peso forma. E diciamolo.

Questo significa che per ogni disciplina sportiva vi è un range di peso in cui è possibile realizzare la miglior prestazione.

Ma non solo.

Ciascuno di noi ha un peso ottimale, secondo le proprie caratteristiche antropometriche ed il proprio metabolismo, che ci permette di realizzare la peak performance. Una sorta di zona comfort.

Nella corsa, per esempio, sembra, infatti, che il peso relativo all’altezza sia il fattore chiave del successo.

Alcuni ricercatori hanno calcolato la media tra il peso e l’altezza dei migliori atleti al mondo di sempre per ogni distanza. Dai 100 m piani alla regina delle corsa: la maratona.

Si è visto che i recordman avevano un peso ed un’altezza inferiori alla media, ma comunque lontani dai valori più bassi.

Nel nuoto, poi, valori minimi di peso e di massa grassa sono svantaggiosi poiché limitano la naturale capacità di galleggiamento. E’ bene, infatti, che i nuotatori tengano sempre monitorata la propria composizione corporea ma stiano attenti a non ridurre eccessivamente la propria massa grassa.

Anche nelle lunghe distanze del triathlon, come l’Ironman 70.3 e l’Ironman, le 3 migliori donne hanno valori di massa grassa e di massa magra leggermente superiori alla media delle migliori 10. Questo, infatti, permette loro di ridurre il rischio di infortuni, specialmente di infortuni da stress, tipici delle discipline caratterizzate da un gesto tecnico ripetuto, come il nuoto, il ciclismo e la corsa.

Esiste, in definitiva, un peso forma, una sorta di zona di comfort, in cui l’atleta riesce ad esprimersi al meglio, una zona di comfort in cui riesce a recuperare al meglio tra uno sforzo e l’altro e in cui riesce a ridurre al minimo il rischio di infortuni. E raramente, tale valore di peso coincide col valore minimo raggiungibile dall’atleta stesso.

 

 

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