Allenare le donne? Ecco cosa considerare!

Posted by Elena Casiraghi 26 Gennaio 2018 1 Comment 10119 views

Oggi più che mai siamo convinti che lo sport non conosca barriere, tanto meno quelle di genere. Nonostante ciò, è dura a morire la convinzione che le donne possiedano capacità motorie inferiori a quelle degli uomini. Si ricorda infatti, che le donne abbiano avuto accesso ai giochi olimpici ed allo sport solo molto dopo gli uomini (alle donne, in tempi ormai lontani, era persino vietato assistere da spettatrici oltre che partecipare), mentre ai nostri giorni sono sempre più numerose le medaglie ed i successi di alto livello che vedono protagonisti nomi femminili. Questi risultati sono frutto di una metodologia di allenamento che si avvale dello studio della fisiologia in laboratorio ma ne osserva anche le applicazioni sul campo. Vediamo l’argomento da vicino.

Negli ultimi decenni – ma ahimè succede ancora oggi – le donne si sono dovute sottoporre ai medesimi protocolli di allenamento degli uomini. L’unica differenza è che alle donne venivano somministrati carichi di lavoro ridotti rispetto a quelli dedicati ai colleghi. La convinzione era, infatti, che le donne avessero parametri di forza inferiori, tempi di recupero maggiori e una capacità di sottoporsi alla fatica fisica minore. Senza dimenticare che il ciclo mestruale ogni mese coinvolge l’organismo femminile e, per questo, troppo spesso ritenuto quasi un handicap rispetto ai maschi. Ma è proprio qui che sta l’inganno. Per seguire un’atleta o una squadra femminile è indispensabile conoscere il corpo e la mente dei soggetti. L’obiettivo, partendo da questa conoscenza, è quindi quello di esaltare le qualità delle nostre atlete.

A questo scopo è necessaria una differente pianificazione e programmazione dell’allenamento mensile. Un allenatore, di una singola atleta o di un gruppo femminile, non può prescindere dalla conoscenza del ciclo mestruale, della gestione dello stesso e delle modificazioni che comporta a livello organico e motorio. Nella programmazione degli allenamenti può quindi risultare utile organizzare gli esercizi in relazione alle varie fasi del ciclo ovarico al fine di massimizzare gli stimoli allenanti privilegiando, ad esempio, sedute di carico nel periodo post mestruale e sedute di mantenimento nel periodo premestruale.

  • Nella fase mestruale è consigliabile un carico leggero in quanto la – più o meno – abbondante eliminazione di sangue e quindi di ferro può indurre una situazione di stanchezza generica;
  • Nella fase post mestruale la presenza di FSH favorisce un aumento della capacità di attenzione, di concentrazione e di forza; è preferibile quindi programmare in questo momento un allenamento che sfrutti al massimo questo “benessere attentivo”;
  • Nella fase ovulatoria, invece, sembra vantaggioso allenare le capacità aerobiche: ci si trova in una situazione in cui vi è la massima capacità del sangue di saturare l’emoglobina, fondamentale per il trasporto dell’ossigeno;
  • La fase post ovulatoria, come quella post mestruale, è caratterizzata da eccellenti condizioni di forza e di benessere sia fisico che mentale;
  • La condizione pre mestruale, infine, è simile a quella mestruale, per cui è meglio non spingere al massimo con i carichi. Sono numerose, infatti, le atlete soggette alla sindrome premestruale, periodo di tempo caratterizzato da stanchezza generale, dolori al basso ventre, nervosismo, sensazione di gonfiore (attenzione alle discipline con categoria di peso) e desiderio di alimenti ricchi in zuccheri.

E’ quindi evidente che, se il desiderio è quello di massimizzare la performance “in rosa”, è necessario studiare sedute di allenamento differente per atleti uomini e donne con l’obiettivo di allenare le capacità individuali. Ad ogni livello di prestazione.

P.S. E comunque quella in foto è stata la mia prestazione meno riuscita. 😉

 

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