Correre col passeggino? Una scoperta!

Posted by Elena Casiraghi 13 Maggio 2018 0 Comment 6380 views

Io sono quella dei mai dire mai. Perchè, come ricorda una vecchia pubblicità di una nota azienda svedese, “il bello di un’idea è che si può cambiare”. Gli svedesi la sanno davvero lunga a mio avviso. Sono pionieri della fisiologia dello sport con Olof Astrand, per citare un nome. Sempre svedese, poi, era l’allenatore di Abele Bikila, Onni Niskanen. Senza dimenticare, poi, tra le altre cose, che sono tra i produttori delle più golose polpette (sì sì sempre quelle Ikea). E sempre svedesi sono i costruttori del mio passeggino Thule, o meglio, quello di Little White, il super mezzo con cui ho ripreso a correre mettendo a tacere ogni scusa.

Già, perchè se dopo la gravidanza non è tanto difficile rimettersi in forma (sempre nel rispetto del puerperio, s’intende), quanto arduo è trovare del tempo per continuare ad allenarsi. Per chi poi ha un trascorso significativo in ambito sportivo l’astinenza si fa sentire maggiormente. Non è una questione di egoismo, come qualcuno potrebbe far notare, bensì di igiene personale. Già così la definirei. E’ un gesto quotidiano semplice ma essenziale come sciacquarsi il viso al mattino appena svegli o lavarsi i denti la sera prima di coricarsi. Un gesto, una finestra di tempo che vale molto per l’organismo. L’attività fisica e sportiva, infatti, hanno un significativo impatto. Non solo per quanto riguarda la forma fisica, cioè la gestione della massa magra e grassa, bensì perchè questa abitudine quotidiana ha un’importante risposta a livello ormonale. Buon umore (che a volte è messo a dura prova dalla carenza di sonno causata dai risvegli notturni, dall’allattamento, dal meteo, dalla quantità di luce…), lucidità mentale, flusso sanguigno, luce (che significa attivazione della vitamina D con successivi benefici a carico del sistema immunitario & co.), forza muscolare, riequilibrio degli angoli del bacino, recupero del tono dei muscoli degli arti inferiori, riduzione della diastasi dei retti, ecc.

Aspetto l’OK di Bianca (della serie Assistenti di volo preparatevi al decollo) e inizio a correre. La osservo dall’oblò posto sopra di lei. La copertura in goretex la protegge dai raggi solari e dalle goccioline di acqua che a volte ci possono sorprendere. Al trotto di norma si addormenta prima che i tempi siano maturi, il ritmo la culla nei suoi sogni. E allora le abbasso lo schienale perchè sia più comoda. Poi allaccio al polso il guinzaglio che assicura il passeggino e con la stessa mano pongo le dita sul freno (in caso di emergenza). E via, si parte.

Ci sono giorni in cui Little White, dal carattere peperino, ha la luna storta (e chi non ce l’ha?!) e allora rispetto i suoi bisogni e non corro, cammino a passo costante, di buona lena cantandole qualche canzone (in fondo è sempre lo stesso disco che gira). E sembra gradire la giornata “easy” di defaticamento. Mi scorgo, la guardo. E lei mi sorride, intenta a guardare il mondo con occhi curiosi e a scrutare con sguardo serio -che non dona sorrisi così tanto facilmente- i passanti. Qualcuno ci guarda stupito (e pensare che nei Paesi del nord Europa quanto negli Stati Uniti è pratica comune quella di correre col passeggino, c’è chi persino compete in qualche evento di corsa più o meno lungo), chi con fare critico a tratti polemico -come forse avrei fatto io un tempo- e, infine, chi non si accorge nemmeno del nostro passaggio.

Non conosco il costo energetico della corsa col passeggino. Sicuramente per la sua differente biomeccanica (ma nemmeno poi così tanto) è leggermente superiore a quello della corsa “a secco”. Mi piacerebbe studiarlo e definire la tecnica migliore per ottimizzare l’efficienza prestativa. Chissà cosa ne direbbe Olaf Astrand. E non lo trovo nemmeno sull’Iwatch che uso per monitorare l’intensità della corsa e la frequenza cardiaca -oltre che la qualità del sonno notturno che a volte vacilla com’è fisiologico che sia nel primo anno di vita. Penso però che dovrebbero inserirlo. Correre col passeggino, a mio avviso, è qualcosa di entusiasmante, per la mamma e il piccolo (certo non tutti i piccolini sono uguali e trovo importante rispettare i loro bisogni equilibrandoli coi nostri). Uno scambio di gioia, una somma di energie. Con mia grande sorpresa, Thule si guida davvero con un dito. Ed è sicuro. Per mamma (o papà) e bambino. Penso sia importante motivare le neo mamme a ritagliarsi del tempo da dedicare a se stesse coinvolgendo -nel loro rispetto- i propri piccoli. E’ una strategia per conservare (o riacquisire) benessere sia fisico che mentale. Uno stato di forma da cui non possiamo prescindere se il nostro desiderio è quello di vivere al meglio.

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